SENOFONTE E IL SUO TEMPO
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Tucidide stava ancora
scrivendo il racconto delle vicende dell'anno 411 aC quando il suo libro si
interruppe, presumibilmente a causa della morte dell'autore.
Un giovane aristocratico ateniese scelse di continuare il lavoro in cui si era cimentato Tucidide e che era rimasto incompiuto, scrivendo la storia dei greci a partire dal 411 aC, soprattutto nella sua opera nota come Ellenica.
Senofonte, figlio di Grillo, nacque verso il 430, morì intorno al 350 aC o poco più tardi. Egli non approvava quella democrazia che aveva perso entrambe le guerre, e aveva permesso che uno dei suoi maestri fosse condannato in tribunale: il filosofo Socrate. Emerge infatti dai Dialoghi Socratici scritti da Senofonte, che egli era con Socrate e nel cerchio di giovani che si erano raccolti intorno a lui (cfr. Memorabili), anche se l'Apologia di Socrate scritta da Senofonte è apparentemente molto meno penetrante rispetto ai primi dialoghi di Platone (vedi l'Apologia, Critone, Fedone).
Un giovane aristocratico ateniese scelse di continuare il lavoro in cui si era cimentato Tucidide e che era rimasto incompiuto, scrivendo la storia dei greci a partire dal 411 aC, soprattutto nella sua opera nota come Ellenica.
Senofonte, figlio di Grillo, nacque verso il 430, morì intorno al 350 aC o poco più tardi. Egli non approvava quella democrazia che aveva perso entrambe le guerre, e aveva permesso che uno dei suoi maestri fosse condannato in tribunale: il filosofo Socrate. Emerge infatti dai Dialoghi Socratici scritti da Senofonte, che egli era con Socrate e nel cerchio di giovani che si erano raccolti intorno a lui (cfr. Memorabili), anche se l'Apologia di Socrate scritta da Senofonte è apparentemente molto meno penetrante rispetto ai primi dialoghi di Platone (vedi l'Apologia, Critone, Fedone).
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Senofonte non era solo un teorico: egli possedeva e gestiva una tenuta di campagna, ed era un soldato di valore. Si unì al gruppo di mercenari assoldato dal pretendente al trono persiano, il principe Ciro, e prese parte alla lunga marcia (401 aC), che avrebbe attraversato gran parte dell'Anatolia e della Mesopotamia. Senofonte diventa capitano e poi uno dei comandanti di questi 10.000 mercenari che dovettero marciare di nuovo, dopo la morte di Ciro e la perdita di tutto lo stato maggiore, ucciso in una trappola ordita dal consigliere di Artaserse, Tissaferne, attraverso l'ostile territorio della Mesopotamia: una grande impresa raccontata nel più famoso dei suoi scritti, l’Anabasi.
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Senofonte aveva una forte simpatia per la costituzione mista di Sparta, e per il carattere piuttosto aspro e virtuoso del soldato spartano. Tanto che, coerentemente con il suo spirito e le sue idee, nel 395 aC si unì all'esercito spartano che voleva liberare le città greche dell'Asia Minore dal controllo persiano. Gli Spartani poi lo ricompensarono con una tenuta di campagna nei pressi di Olympia. Questi fatti portarono gli Ateniesi a emanare un decreto di esilio dopo il 371 aC, anche se questo fu poi ritirato e Senofonte poté tornare ad Atene dopo il 367 aC.
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Uno dei suoi interessi principali è quello di descrivere personaggi in grado di condurre gli uomini e questa esposizione degli eventi storici attraverso un approccio piuttosto biografico è una delle caratteristiche principali dei suoi scritti. Non a caso ci sono, per esempio, ampi ritratti di Alcibiade e di Giasone di Fere nel suo libro storico Ellenica. Addirittura è stato ipotizzato che Giasone di Fere possa essere stato il modello per, o il ritratto segreto di, Filippo II di Macedonia.